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Criticità nel carcere di Parma: il testo dell’interrogazione

Il testo dell’interrogazione del 3 dicembre 2019 di cui sono prima firmataria relativamente a grave episodio e criticità del carcere di Parma.

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Al Ministro della giustizia. –

Premesso che:

da notizie a mezzo stampa, si apprende che un grave episodio è accaduto nel carcere di Parma (“L’Espresso” del 29 novembre 2019);

nella cella del detenuto Giuseppe Gallo, detto “Peppe o pazzo”, capo del clan Gallo-Limelli-Vangone di Boscotrecase, condannato in diversi processi, che ad oggi sta scontando 20 anni di carcere ed è sottoposto al regime detentivo previsto dall’art. 41-bis (cosiddetto “carcere duro”) della legge 26 luglio 1975, n. 354 (Ordinamento penitenziario), sono stati trovati tre telefoni che il camorrista custodiva nascosti. Tutti i telefoni sarebbero perfettamente funzionanti e dotati di schede sim, sulle quali sono state avviati accertamenti. La scoperta è stata fatta dagli agenti del Gruppo operativo mobile (Gom) della Polizia penitenziaria e da quelli del Nucleo investigativo centrale (Nic), e di questo rinvenimento è stata informata la Procura nazionale antimafia;

secondo quanto riportato, il camorrista Gallo avrebbe utilizzato quasi quotidianamente il cellulare, che potrebbe essere stato messo a disposizione anche di altri detenuti;

considerato che:

il caso descritto sarebbe uno dei primi in cui un detenuto, sottoposto al regime speciale previsto dal citato art. 41-bis, viene scoperto in possesso di tali strumenti di comunicazione;

tale regime speciale si contraddistingue per l’applicazione di misure volte a ridurre drasticamente i contatti del detenuto con il mondo esterno e a limitare le occasioni di socialità all’interno del carcere (art. 41-bis, comma 2-quater della legge n. 354 del 1975);

la funzione primaria della suddetta è infatti quella di recidere qualsiasi forma di collegamento tra la persona detenuta e l’organizzazione criminale di riferimento, sul presupposto che gli affiliati a taluni gruppi criminali (specie se di stampo mafioso) siano in grado di mantenere intatto il proprio vincolo associativo anche durante il periodo di detenzione;

a parere degli interroganti, il fatto accaduto nel carcere di Parma viola fortemente la normativa vigente e rischia di svuotare di contenuto tale regime speciale, che costituisce una misura indispensabile nella lotta alle mafie, perché interrompe il flusso di comunicazione tra i boss mafiosi detenuti in carcere e l’esterno;

tale episodio rischia, inoltre, di avere pesanti conseguenze per la sicurezza dei cittadini del territorio dell’Emilia-Romagna, a forte rischio di infiltrazioni criminali, in particolare da parte della ‘ndrangheta, ma anche di altre organizzazioni quali la camorra e la mafia;

nel carcere di Parma si sono registrati nel corso del tempo altri disagi dovuti al sovraffollamento dei detenuti; il sottodimensionamento degli agenti di Polizia penitenziaria, adibiti alla sicurezza e alla vigilanza, e, infine, la difficoltà nel rendere esecutivi progetti di lavoro interni per la manutenzione e la ristrutturazione della struttura del penitenziario,

si chiede di sapere:

quali valutazioni il Ministro in indirizzo intenda esprimere con riferimento a quanto esposto, dato che tale accadimento rischia di vanificare la ratio del carcere duro, previsto dall’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario;

se, in considerazione del fatto descritto, non ritenga opportuno avviare un’indagine ministeriale volta a verificare: se le procedure detentive nel carcere di Parma siano state adottate in maniera corretta; se siano provate irregolarità e in tal caso accertate le responsabilità; se siano in corso controlli per accertare quali contatti abbia avuto il detenuto Gallo con l’esterno del carcere, attraverso i cellulari illegalmente posseduti, nonché se altri detenuti abbiano usufruito di tali mezzi di comunicazione;

quali iniziative intenda adottare per risolvere le criticità segnalate nel carcere di Parma, che rischiano di avere pesanti conseguenze sul piano della sicurezza dei cittadini del territorio dell’Emilia-Romagna.