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STABILIZZARE I 400 PRECARI DEL CNR CON LE RISORSE STANZIATE DAL GOVERNO CONTE II

STABILIZZARE I 400 PRECARI DEL CNR CON LE RISORSE STANZIATE DAL GOVERNO CONTE II: mi associo all’appello del nostro presidente Giuseppe Conte.
«Nelle ultime settimane circa 400 ricercatori del Cnr, il principale ente pubblico di ricerca italiano, stanno facendo sentire la propria voce per chiedere la stabilizzazione dopo anni di servizio al Paese in condizioni precarie.
Le risorse ci sono: il governo Conte II ha stanziato 22,8 milioni di euro nel decreto Rilancio del 2020, 3,3 milioni di euro sono stati destinati a questo nella Legge di Bilancio 2021 e ulteriori 10 milioni sono stati inseriti nella Manovra ora al vaglio del Parlamento. Ora spetta al Cnr compiere un gesto di sensata razionalità.
Non possiamo voltare le spalle a questi professionisti. Non possiamo riempirci ogni giorno la bocca di parole come ‘giovani’, ‘futuro’, ‘speranza’ e poi non intervenire in maniera decisa su un nodo cruciale come questo. Togliere il ricatto della precarietà dalle loro vite e da quelle di tante altre eccellenze italiane è un dovere morale per l’intera classe dirigente italiana.
Non c’è motivo valido per lasciare nel limbo della precarietà neanche uno di loro. È un atto dovuto non solo verso quelle lavoratrici e lavoratori a cui tutti noi dobbiamo molto, ma anche all’intero Paese che attende segnali come questo per guardare al domani con rinnovata fiducia.
Lo chiedo pubblicamente a Maria Chiara Carrozza: stabilizzazione, senza nessuna esitazione. La Presidente del Cnr è una stimata fisica, oltre ad aver ricoperto anche la carica di Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: sono certo che anche lei avverte fortemente la giustezza di questa causa.
Investire nella ricerca è una prerogativa irrinunciabile per l’Italia e gli ultimi due anni di pandemia hanno ribadito l’importanza di questo investimento a livello globale. Ricerca significa sviluppo sociale ed economico, progresso, tutela della salute di tutta l’umanità. Se non la si finanzia, muore la speranza di un Paese migliore».
Giuseppe Conte