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DL SEMPLIFICAZIONI: LIBERTÀ DEI CITTADINI TUTELATA DALLE PROFESSIONALITÀ INFORMATICHE

La trascrizione integrale del mio intervento in aula in Senato il 4 settembre sull’importanza dela valorizzazione delle professionalità informatiche.

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PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Mantovani. Ne ha facoltà.

MANTOVANI (M5S). Signor Presidente, gentili senatrici e senatori, la fiducia che ci apprestiamo a conferire al Governo questa volta è anche meritata, in modo particolare, da due donne: il ministro per la pubblica amministrazione Dadone e il ministro per l’innovazione digitale Pisano, che, con la loro determinazione, hanno messo in campo delle norme che segneranno la trasformazione digitale del Paese e – sono sicura – ci vedranno già dal prossimo anno fare un significativo balzo in avanti in merito al livello di digitalizzazione del nostro Paese, che verrà immediatamente registrato nell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società della Commissione europea (DESI). (Applausi).

Voglio elencare brevemente tre delle fondamentali novità in tema di digitalizzazione introdotte dal decreto-legge di cui tutti noi già da subito possiamo beneficiare. Prima però vorrei fare solo un breve inciso per evidenziare come tra gli emendamenti approvati a mia prima firma, oltre a semplificazioni nell’ambito delle procedure di identificazione di acquirenti SIM, dell’Internet delle cose e nell’utilizzo di tecnologie LPWAN, che consentiranno ai cittadini di godere di innumerevoli benefici in termini di digitalizzazione dei servizi e di qualità della vita, vi sia un’importante norma che riguarda il sisma 2012, che ha colpito prevalentemente la mia Regione, l’Emilia-Romagna, che consente finalmente il proseguimento dei lavori di ricostruzione per circa 300 imprese agricole e agroindustriali, che hanno subito gravi danni a causa di questi tragici eventi. Questo Parlamento e questo Governo non si sono dimenticati di voi, agricoltori dell’Emilia-Romagna.

Tornando al testo del decreto-legge, al capo 1 del titolo III abbiamo la cittadinanza digitale e l’accesso ai servizi digitali della pubblica amministrazione. È di ieri la notizia che sono state attivate 10 milioni di identità SPID; 10 milioni di cittadini sono pronti ad utilizzare i servizi digitali della pubblica amministrazione. Il Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, tramite PagoPA, mette a disposizione il punto di accesso telematico che, dal punto di vista del cittadino, si concretizza nell’app IO. Grazie all’app IO e all’autenticazione che può avvenire indifferentemente con SPID o la con la carta d’identità elettronica, il cittadino può interagire con la pubblica amministrazione centrale e locale in modo semplice, intuitivo, efficace e veloce. Per moltissimi servizi riceveremo una notifica sul nostro smartphone e con un semplice clic avremo risolto il nostro problema. L’abbiamo vista in opera con il bonus vacanze, la vedremo in azione per pagare il bollo auto, la mensa o lo scuolabus per i nostri figli, per rinnovare la patente o la carta d’identità, per pagare la Tari e progressivamente per tutti i servizi. La notifica ci arriva sullo smartphone invece che nella cassetta della posta e la nostra risposta si esegue con un clic. Niente più uffici, sportelli o code, nessun tempo perso. Al fine di garantire la cittadinanza con un clic, nel decreto si obbliga quindi la pubblica amministrazione a fornire i propri servizi anche tramite l’app IO e le amministrazioni devono avviare i relativi progetti di trasformazione digitale entro il 28 febbraio 2021.

Purtroppo con l’emendamento presentato dal Gruppo Lega faranno eccezione i piccoli Comuni inferiori ai 5.000 abitanti, i quali – sottolineo ancora – purtroppo con tale emendamento potrebbero essere lasciati indietro. Infatti per questi piccoli Comuni la data di avvio della trasformazione digitale coinciderà con la fine dello stato di emergenza che stiamo vivendo. Per i loro cittadini il divario digitale sarà quindi acuito. I cittadini dei piccoli Comuni potranno ringraziare la Lega che ha contrattato fino all’ultimo per ottenere di creare questi cittadini digitali di serie B (Applausi), che non disporranno di servizi digitali con un clic. Invece tutti gli altri cittadini avranno presto i servizi sull’app IO. Infatti i dirigenti delle strutture pubbliche che non avvieranno la trasformazione entro la data stabilita del 28 febbraio prossimo, verranno penalizzati con la riduzione non inferiore al 30 per cento della retribuzione di risultato e del trattamento accessorio collegato alla performance individuale, oltre al divieto di attribuire premi o incentivi a tutto il personale delle proprie strutture. Questo è un forte incentivo a non introdurre ritardi, che andrebbero solo a penalizzare i cittadini e il loro diritto alla cittadinanza digitale.

Il decreto, al capo II del titolo III, introduce delle norme in materia di sicurezza nazionale cibernetica. Il testo della norma si preoccupa di diffondere la modalità di lavoro agile contestualmente all’adozione di ogni misura atta a garantire la sicurezza e la protezione delle informazioni e dei dati, tenendo conto delle migliori pratiche e degli standard nazionali europei e internazionali per la protezione delle proprie reti.

Si promuove la consapevolezza dei lavoratori sull’uso sicuro dei dispositivi attraverso apposite linee guida, con particolare attenzione ai servizi erogati tramite fornitori di servizi cloud.

Tutti i servizi informatici della pubblica amministrazione, in particolar modo quelli in cloud, dovranno attenersi al codice di condotta tecnologica, che regola le modalità di progettazione, sviluppo e implementazione dei progetti, sistemi e servizi digitali delle amministrazioni pubbliche, nel rispetto della disciplina in materia di perimetro nazionale di sicurezza cibernetica. La sicurezza dei nostri dati sarà quindi al centro dell’attenzione, della progettazione e della gestione dei servizi digitali.

Nel capo III si sancisce la strategia di gestione del patrimonio informativo pubblico per fini istituzionali, mediante la disponibilità e l’interoperabilità dei dati delle pubbliche amministrazioni e dei concessionari di servizi pubblici, oltre ad alcune semplificazioni per la piattaforma digitale nazionale dati. L’obiettivo è che finalmente le banche dati possano colloquiare l’una con l’altra, in modo tale che finalmente possa essere operativo il principio once-only. La pubblica amministrazione non può più chiedere al cittadino informazioni, che già le sono state conferite e che la pubblica amministrazione conosce già: ciò comporterà un notevole risparmio di tempo per tutti e una notevole riduzione degli errori, che involontariamente si compiono ogni qualvolta i dati transitano nelle mani di operatori umani.

Giungiamo infine al consolidamento e alla razionalizzazione delle infrastrutture digitali del Paese: il famigerato cloud della pubblica amministrazione. Tutti noi abbiamo interiorizzato il concetto di sovranità digitale e questo è sicuramente il nostro obiettivo, perché da questa sovranità derivano i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini del presente e del futuro. (Applausi). Il principio della sovranità digitale è un obiettivo da raggiungere per tutta l’Europa e che attualmente l’Europa non ha e l’Italia, essendo tra i Paesi europei il più arretrato nella digitalizzazione, è molto più indietro nel recuperare la sovranità digitale rispetto agli altri Paesi. L’unica prospettiva per questo recupero è che avvenga per tutta l’Europa insieme. L’Italia sicuramente non può fare da sola. La prospettiva di cloud della pubblica amministrazione, presentata dall’articolo 35 del decreto-legge, si inserisce in una strategia a lungo termine, di cui questo è solo il primo passo, ossia il consolidamento dei servizi. Non possiamo più permetterci la farraginosità di 11.000 data center energivori a insicuri. Per questo primo passo potremmo usare i poli strategici nazionali oppure il cloud pubblico, differenziando oculatamente la collocazione dei servizi e applicando scrupolosamente il codice di condotta tecnologico. Contemporaneamente dovremo far progredire e crescere le nostre aziende nazionali, che hanno il loro business nella fornitura di infrastrutture per il cloud e nello sviluppo di servizi applicativi e di software. Teniamo presente che, nei prossimi cinque anni, il valore dell’economia dei dati, in Europa, passerà dagli attuali 300 miliardi di euro ad 830 miliardi di euro, con una crescita del 2,4 per cento del PIL totale europeo. Il digitale è l’unico settore che prospetta queste performance, ma l’Italia ne potrà beneficiare? Solo se avremo i professionisti che si dedicheranno a queste attività, in particolare i programmatori di software. Oggi in Europa abbiamo 5,5 milioni di questi professionisti e nel 2025 avremo bisogno del doppio, ovvero di 11 milioni. (Richiami del Presidente).

Signor Presidente, le chiedo un attimo soltanto, per terminare il mio intervento.

In tutta Europa c’è carenza di questi specialisti e la carenza si estende anche ai Paesi extra-europei. Per questo tutti i Paesi vanno alla ricerca di queste professionalità, anche formate negli altri Paesi, per accaparrarseli.

Quindi, il nostro problema da una parte è formare le professionalità per far sviluppare il nostro Paese e nello stesso tempo riuscire a trattenerle, per non farle migrare. La sfida di next generation EU è soprattutto questa, ovvero quella di riconvertire una buona fetta della forza lavoro in professionalità informatiche di alto livello e di impiegarle per la modernizzazione del Paese e per la gestione della sicurezza dei dati dei nostri cittadini. (Applausi).

In questo investimento sta il segreto della crescita e della prosperità del nostro Paese e, nel contempo, della libertà e dei diritti di tutti i nostri cittadini. I nostri Ministri lo hanno capito e hanno iniziato questo progetto: noi sicuramente le sosteniamo e convintamente sosteniamo gli obiettivi di questo decreto. (Applausi).