NEL M5S E IN PARLAMENTO CRESCONO I NUMERI DI CHI CHIEDE L’ELIMINAZIONE DELLE RESTRIZIONI
ALLA CAMERA IL DL SUL SUPER GREEN PASS AL LAVORO PER OVER 50 PASSA CON SOLO IL 30% DI SI’
Il decreto legge che ha introdotto l’obbligo vaccinale e il super green pass al lavoro per gli over 50 è passato alla Camera ma un dato va sottolineato: i sì sono stati 189, cioè solo il 30% dei deputati.
L’esiguo numero di voti favorevoli fa capire che in Parlamento, e nel Movimento 5 Stelle, è diventata predominante la posizione di chi chiede il superamento di obblighi e restrizioni.
A gennaio sul lavoro ci sono stati oltre 16mila contagi Covid, dato mensile ai massimi dal 2020. Eppure tutti vanno al lavoro con il green pass. A cosa serve dunque? È stato uno strumento usato per spingere alla vaccinazione chi ancora era indeciso. Ma ormai siamo all’89% della popolazione over 12 che ha completato il ciclo vaccinale. Aggiungendo le prime dosi e i guariti che si sono immunizzati senza vaccino arriviamo a quasi il 94% della popolazione over 12.
Vista l’altissima percentuale di vaccinazione raggiunta, che ci pone ai più alti livelli nel mondo, non ha più senso mantenere misure che hanno già raggiunto il loro scopo e che ora impediscono di lavorare agli over 50 non vaccinati o guariti.
Il green pass oggi penalizza molte attività: le piccole imprese si trovano magari costrette a dover rinunciare a un dipendente specializzato e risentono della burocrazia imposta. Gli alberghi vedono le prenotazioni svanite, musei e luoghi della cultura languono, i lavoratori dello spettacolo soffrono.
Le società sportive sono costrette a escludere bambini e giovani a scapito della loro salute e del loro benessere psicofisico. Il green pass è diventato una misura che discrimina.
La nostra Costituzione garantisce diritti fondamentali ai cittadini: diritto al lavoro, allo studio, alla libera circolazione su tutto il territorio nazionale, diritto a partecipare a qualsiasi manifestazione pubblica o riunirsi in un luogo pubblico. Ora per quale motivo si costringono i cittadini a dimostrare continuamente che questi diritti vengono loro concessi sulla base di uno status sanitario soggetto a una scadenza, peraltro sempre modificabile dal decisore politico? In questo modo i diritti costituzionali sono compressi.
Scelte, provvedimenti e misure devono essere proporzionati, contestualizzati e ragionevoli, mentre va superato ciò che adesso appare come inutilmente discriminatorio.
Il decreto appena votato prevede gravi coercizioni e discriminazioni fino al 15 giugno, mentre per il 31 marzo è prevista la fine dello stato d’emergenza, quindi bisogna dire basta e adottare da subito decisioni che ci facciano tornare alla normalità.
Un gruppo di parlamentari del M5S ha recapitato ai direttivi di Camera e Senato e al presidente Conte una lettera contenente una proposta di road map per uscire dall’attuale situazione e ci attendiamo che ci siano riscontri positivi a breve.