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STRUTTURE SANITARIE CON SOFTWARE OBSOLETI: È COME SCOPRIRE L’ACQUA CALDA. SULLA SICUREZZA INFORMATICA NE’ PRIVATI NE’ PUBBLICO FANNO INVESTIMENTI

Il report Healthcare 2021 di Kaspersky ci dice che l’89% delle organizzazioni sanitarie utilizza dispositivi medici con sistemi operativi obsoleti. Questo ovviamente espone le strutture sanitarie a maggiori vulnerabilità e rischi informatici.
Il rapporto ci dice anche alla base di questo problema ci sono, tra le altre cose, costi elevati degli aggiornamenti o mancanza di conoscenze interne su come eseguire gli aggiornamenti.
Ebbene, questa situazione, per chi lavora nell’informatica (e io provengo da quel mondo dove lavoro da trent’anni) è arcinota; si sa benissimo che non c’è finora stata la volontà di investire su questo fronte. Quindi è un po’ come scoprire l’acqua calda.
Comunque ben vengano dati ancora più certi, ma che devono motivare interventi seri e rigorosi, magari valutando anche di mettere in carico il dovere delle aziende e degli enti, sia nel pubblico che nel privato, di procedere con aggiornamenti costanti e di avere al loro interno personale preparato.
Avere strumentazioni vecchie può mettere a rischio la struttura, i dati e le reti di cui la struttura fa parte.
Nel caso specifico, le organizzazioni sanitarie archiviano un volume notevole di dati sensibili e preziosi e, peraltro, dal rapporto risulta che in Italia il 50% del campione intervistato ha ammesso che la propria organizzazione ha già sperimentato incidenti che hanno causato fuga di dati, il 40% un attacco DDoS, mentre il 30% un attacco ransomware.