CARPI. CASO CAREGIVER, MANTOVANI (M5S) INTERROGA IL GOVERNO
“La burocrazia non può ostacolare gli studenti come Erika dal raggiungimento dei loro obiettivi”. N’è convinta la senatrice del MoVimento 5 Stelle Maria Laura Mantovani. La portavoce M5S in Senato è in stretto contatto con Erika Borellini e ha interrogato il Governo in merito.
Nello specifico, Mantovani ha scritto al premier Giuseppe Conte, al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo e del Miur Lorenzo Fioramonti. “La vicenda di Erika rappresenta un caso emblematico della mancanza di tutele verso chi svolge l’attività gravosa di caregiver – sottolinea la senatrice M5S – che richiede molte abilità nel dare assistenza, nel dialogare con i servizi sociali e nel conciliare tempi di vita, lavoro e studio”.
La studentessa assiste la madre e ha conseguito una laurea triennale con il punteggio di 84 su 110. Per accedere alla magistrale prescelta (Ingegneria elettronica) avrebbe dovuto avere minimo un 85. L’accesso a Ingegneria meccatronica rischia di essere difficoltosa a causa dell’integrazione di crediti formativi da conseguire entro dicembre.
“L’ateneo di Modena e Reggio presso cui ho lavorato per decenni ha risposto con il muro della burocrazia – prosegue Mantovani – ma non intendiamo arrenderci. Ho preso a cuore la vicenda e desidero diventi un esempio positivo per tutti i caregiver, gli assistenti che donano cura agli altri, ma che non devono vedersi negati i propri diritti individuali. Pertanto, ho chiesto al Governo quale sia lo stato dell’arte del fondo istituito nel 2017 per la figura del caregiver. Inoltre, domando a Conte, Catalfo e Fioramonti se non ritengano opportuno adottare misure efficaci per la tutela, il sostegno e il benessere complessivo dei caregiver familiari, figure essenziali per le persone non autosufficienti”.
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Qui il testo integrale della mia interrogazione.
Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell’istruzione, dell’università e della ricerca. –
Premesso che, per quanto risulta all’interrogante:
come si apprende da notizie a mezzo stampa, diffuse dalla “Gazzetta di Modena” del 23 settembre 2019, un grave fatto di cronaca ha destato scalpore e malcontento nella popolazione locale di Carpi, in provincia di Modena;
dal 2013 E.B., studentessa di Ingegneria elettronica presso l’università degli studi di Modena e Reggio Emilia, si occupa della tutela e assistenza della madre colpita da un aneurisma cerebrale. Nonostante gli sforzi dedicati a tale opera di sostegno, che le sottraggono tempo allo studio e alla vita quotidiana, E.B. ha conseguito la laurea triennale in Ingegneria elettronica ma per un solo punto non è stata ammessa al corso di laurea magistrale di Electronic engineering;
a causa di tale condizione, E.B. ha deciso di scrivere al presidente del consiglio di interclasse del corso di Elettronica, spiegando che il punteggio più basso, rispetto a quello richiesto, era dovuto principalmente alla sua attività di caregiver familiare. A tale comunicazione, ha allegato la documentazione medica della madre, in cui vengono evidenziati i miglioramenti dovuti al lavoro domestico di assistenza e il documento del tribunale che la identifica come amministratrice di sostegno per le cure mediche e l’assistenza sanitaria;
recentemente, l’università ha ribadito il suo diniego all’accesso al corso di laurea magistrale. E.B. ha deciso quindi di scrivere al difensore civico dell’università per richiedere la tutela dei suoi diritti di studente;
nel frattempo, la studentessa ha richiesto l’iscrizione ad un altro corso di laurea, Ingegneria meccatronica, che le consente l’accesso ma solo con l’integrazione di alcuni crediti formativi da conseguire entro il mese di dicembre. La sua attività di caregiver familiare rischia pesantemente di condizionare nuovamente la sua performance in tali esami, non permettendole l’accesso neanche a questo corso di laurea;
considerato che:
la legge 27 dicembre 2017, n. 205, all’art. 1, comma 255, definisce caregiver familiare la persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto, di un familiare o di un affine entro il secondo grado, ovvero di un familiare entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata o sia titolare di indennità di accompagnamento;
è stato inoltre istituito un fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, con una dotazione iniziale di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020. Il fondo è destinato alla copertura finanziaria di interventi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività del caregiver familiare. La norma prevede che, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ovvero del Ministro delegato per la famiglia e le disabilità, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, siano definiti i criteri e le modalità di utilizzo del fondo (art. 1, comma 254);
sono in corso di esame presso la 11a Commissione permanente (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) del Senato alcuni disegni di legge in materia di caregiver familiare, al fine di approvare un testo normativo che dovrebbe prevedere, tra l’altro, una serie di punti fondamentali, come: la tutela previdenziale, per riconoscere l’attività svolta dal caregiver familiare anche ai fini pensionistici; la semplificazione per il riconoscimento della qualifica di caregiver familiare; l’adeguamento dei livelli essenziali di prestazione e dei livelli essenziali di assistenza in favore dei caregiver familiari, al fine di alleggerire il peso dell’assistenza da questi prestata; il sostegno alla conciliazione tra attività lavorativa e attività di cura e di assistenza, al fine di evitare che il caregiver possa essere vittima di emarginazione; il riconoscimento delle competenze acquisite con la qualifica di caregiver, perché possano costituire un’opportunità di lavoro nel settore socio-sanitario; infine, il riconoscimento di detrazioni fiscali, nella misura del 50 per cento fino all’importo di 10.000 euro annui;
rilevato che:
in Italia, sarebbero 9 milioni i caregiver che da tempo richiedono specifici servizi. In particolare lamentano l’assenza di un unico luogo istituzionale di riferimento, la difficoltà di fruire dei vantaggi amministrativi, economici e fiscali e di reperire personale domiciliare qualificato e certificato;
tutto ciò ha un impatto sulla loro attività professionale e di studio, in quanto i caregiver si assentano dal luogo di lavoro per diverse ore e non possono frequentare con costanza corsi o altri insegnamenti;
a parere dell’interrogante, la vicenda si configura come un caso emblematico della mancanza di tutele nei confronti di chi svolge tale attività gravosa che richiede molte abilità nel dare assistenza, nell’organizzarla, nel dialogare con i servizi sociali e nel conciliare tempi di vita, lavoro e studio. Si ritiene quindi necessario che la Repubblica tuteli, in maniera efficace ed efficiente, i diritti dei lavoratori e studenti caregiver, sulla base anche del principio dell’uguaglianza sostanziale tra i cittadini previsto dall’articolo 3 della Carta costituzionale,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti descritti e quale sia la valutazione in merito a questa vicenda che ha destato scalpore e perplessità presso la popolazione locale;
quale sia lo stato di avanzamento del provvedimento attuativo sull’impiego delle risorse previste dal fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, di cui alla legge 27 dicembre 2017, n. 205;
se non ritengano opportuno, mediante atti di propria competenza, garantire in maniera piena ed effettiva alcuni diritti fondamentali presenti nel nostro ordinamento, attraverso l’adozione di efficaci misure per la tutela, il sostegno e il benessere complessivo dei caregiver familiari, considerando la loro preziosa e fondamentale attività nei confronti delle persone non autosufficienti.
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