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Covid19, quanta paura per questa App! Smontiamo le bufale

L’annuncio che arriverà la app per il tracciamento dei positivi da Covid19 ha scatenato grande allarme. Le ragioni? Il timore di una violazione della privacy da parte dello Stato, il timore di essere “spiati”, il timore di limitazioni restrittive per chi non l’avesse scaricata e installata sul proprio cellulare…
Insomma, se ne sono dette e lette tante. Ma la realtà è lineare, semplice e non tale da destare preoccupazione.

Ho già spiegato nel mio precedente video (https://bit.ly/3cH6JsB) che la app tutela appieno la privacy dei cittadini e non serve a seguire gli spostamenti delle persone; infatti non si usano né il GPS né la cella telefonica.

Inoltre, un’informazione importantissima da ribadire è che scaricare e installare la app sarà un’operazione facoltativa, e nessuna restrizione alle libertà verrà prevista per chi non aderisce. Di fronte a ciò, qualcuno afferma che allora non servirà a nulla. Non è vero: – vi spiegherò che scegliere il senso di responsabilità è la strada migliore.

Intanto iniziamo a smentire le bufale sui tecnicismi.

La prima bufala da smentire è l’affermazione secondo cui per la app Immuni si sia copiato da Singapore perché viene usato il BT. La app TraceTogether di Singapore metteva insieme la tecnologia BT e la tecnologia GPS per tracciare i contatti. È stata una delle prime soluzioni e quindi più rudimentale. Ma è stata scartata come ipotesi proprio perché il GPS è troppo invasivo della privacy. Tuttavia è stato pubblicato il software in open source quindi tutto il buono che c’è, è disponibile per chiunque lo voglia riutilizzare.
Invece, la prima soluzione che ha proposto di implementare esclusivamente il BT è stata Covid Watch dell’Università di Stanford che ha proposto e rilasciato il 17 marzo 2020 una soluzione Bluetooth originale che non richiede l’uso di localizzazione. La soluzione Immuni è sicuramente più simile alla soluzione statunitense di Stanford piuttosto che a quella di Singapore.

Altro punto importante: la app non tiene assolutamente traccia dei nominativi con cui i cittadini vengono a contatto. Nessun nominativo può essere registrato dalla app perché questo dato non viene trasmesso. Quello che viene trasmesso dalle antenne BT, e quindi registrato dai dispositivi riceventi, sono degli identificativi anonimi e temporanei. Questa caratteristica di funzionamento è perfettamente conosciuta dagli addetti ai lavori e sarà palese a tutti quando il codice verrà reso disponibile in open source.

Addirittura è circolata l’ipotesi secondo cui se si possiede il codice sorgente, si possono sfruttare meglio le falle del codice e impossessarsi dei dati dei cittadini. Anche questa affermazione è da smentire perché proprio dal codice sorgente sarà evidente che non ci sono dati dei cittadini di cui si possa entrare in possesso . Inoltre una delle ragioni per cui si predilige il codice aperto è proprio perché la scoperta precoce di falle nel sw porta anche alla precoce soluzione delle stesse.

Passiamo ora alle perplessità che sono state sollevate sull’uso del BlueTooth. Si lamenta che BT ha un raggio di azione molto variabile, dai 10 m fino ai 300 m., quindi per esempio non distinguerebbero quelli vicino a noi da quelli in fondo alla via, Poi ci sarebbe iI limite da 3 a 7 dispositivi collegati quindi sarebbe inefficace in un grande supermercato dove ci sono molte persone, poi ancora potrebbe rilevare quelli che ci passano a fianco in auto o in motorino..
Tutte queste obiezioni si devono confutare. La tecnologia BT che si va a implementare permette di discriminare i contatti che sono stati vicini, nel raggio di 2-3 metri, da tutti gli altri che essendo più lontani si possono scartare. Inoltre permette di conoscere anche il tempo in cui la persona che è venuta a contatto con noi è rimasta vicina, permettendo quindi di scartare tutti i contatti fugaci, come ad esempio quelli che sono passati in motorino vicino a noi.

Non esiste nemmeno il limite di dispositivi collegati perché i contatti non si registrano con l’associazione tra i dispositivi, ma semplicemente con i messaggi broadcast emessi e ricevuti dalle antenne BT. Quindi se ci troviamo in un posto molto affollato e vicino a noi ci sono molte persone, verranno registrate tutte.

Si dice che il GPS sarebbe stato più preciso. Questo non è vero perché il GPS non discrimina se le persone stanno in diversi piani di un palazzo o di un grattacielo, ed è estremamente impreciso tra le strade strette dei centri cittadini. D’altra parte il GPS sarebbe veramente molto invasivo sulla nostra libertà personale perché permette di geolocalizzare tutti i nostri spostamenti. Quindi, come mai quelli che non vogliono installare l’app perché vogliono essere liberi, dicono che se l’app fosse stata basata su GPS l’avrebbero installata? Mah… le contraddizioni delle persone sono infinite.

La soluzione scelta opera anche senza connettività telefonica e senza connettività Internet: opera semplicemente attraverso la segnalazione di un beacon Bluetooth direttamente tra i dispositivi. Perciò non ci sono terzi coinvolti nella raccolta di dati degli utenti. Funzionerà anche sui sentieri di montagna, o sulle piste da sci, dove notoriamente non c’è segnale telefonico.
Quando invece teniamo acceso il GPS ci sono terzi che raccolgono i nostri dati come Google o Apple, e quando usiamo il telefono i gestori telefonici ci geolocalizzano attraverso la cella telefonica. Allora Come ci tuteliamo rispetto a questi dati personali detenuti da ditte private?
Per quanto riguarda l’interoperabilità dell’app con il BT installato sui telefoni iOS e Android, abbiamo la disponibilità di Apple e Google a rilasciare le librerie necessarie.

Qual è, dunque, lo scopo di questa app? Ottimizzare l’esecuzione dei tamponi e dei test sierologici. Molti cittadini chiedono che i tamponi e i test sierologici vengano fatti a tappeto. Benissimo, l’app può aiutare a mettere in lista chi lo deve fare prima perché risulta più a rischio, lui e tutti noi che stiamo intorno. Secondo scopo è quello di riacquistare velocemente la nostra libertà che ora non abbiamo. Vogliamo uscire presto dalle nostre case, tornare nei luoghi di vita comune, lo potremo fare più velocemente se siamo in grado in intervenire velocemente sui possibili contagiati. Oggi per risalire ai contatti di un contagiato ci vogliono 15 giorni. Sono troppi. Con la app potremmo farcela in 3-4 giorni. Un tempo giusto per mettere tutti al sicuro, iniziare le terapie laddove ce ne fosse bisogno e lasciare tutti gli altri, cioè noi, a vivere nella normalità.